Il sambuco: utilità e curiosità
In montagna sono diffusi molti alberi e arbusti interessanti sotto vari aspetti. Ad alcuni sono riconosciute proprietà officinali, altri offrono un legno adatto a varie tipologie di impiego; infine fiori, frutti e semi di alcune specie sono commestibili. E non mancano le curiosità, derivate dalla cultura popolare.
Iniziamo questa rassegna con il Sambuco (Sambucus nigra L., famiglia Adoxaceae), arbusto o alberello che può raggiungere i 7-8 metri di altezza. E’ comune nei boschi umidi (soprattutto ai margini), nelle schiarite e nelle siepi. Ha foglie pennate composte da 5-7 foglioline, e fiori stellati bianco-lattei con antere gialle che compaiono in maggio-giugno, riuniti in ricche infiorescenze ombrelliformi (corimbi); i frutti sono piccole drupe nero-violacee e maturano in settembre-ottobre.
I fiori possono essere utilizzati in cucina per preparare deliziose frittelle dolci: si aggiungono a una pastella ottenuta sbattendo 3 tuorli (montare a neve gli albumi) con 100 g di zucchero, e aggiungendo 100 g di farina, mezza bustina di lievito per dolci, 1 bicchiere di latte e gli albumi. Si possono anche preparare frittelle salate, aggiungendo i fiori a un composto di farina (150 g), acqua (200 g), 1 uovo, sale. Per un maggiore effetto coreografico, si immergono le ombrelle nella pastella (anziché staccare i fiori dai peduncoli) prendendole per il “gambo”. Possiamo anche aggiungere i fiori al battuto di uova, sale e parmigiano, per ottenere una profumata frittata.
I frutti – da raccogliere ben maturi e consumare cotti – si utilizzano per preparare una marmellata: fare cuocere a fuoco basso per 40 minuti 1/2 kg di frutti, il succo di 1 limone e 250 g di zucchero integrale (per ottenere una consistenza più compatta, unire anche 1/2 -1 mela tagliata a pezzetti con la buccia). Può essere mescolata allo yogurt o abbinata alla ricotta, a formaggi freschi (esempio robiola), o a tome di media stagionatura.
Alle varie parti della pianta sono riconosciute proprietà officinali: i fiori sono diaforetici (aumentano la sudorazione), le foglie – da non consumare fresche perché vomitorie – sono purgative, la corteccia è diuretica e i frutti sono lassativi.
L’infuso dei fiori (8-12 g in 200 g di acqua) è utile in caso di febbre, per provocare la sudorazione e abbassare così la temperatura corporea; utile anche per aumentare le difese immunitarie, quindi per prevenire raffreddori e influenze. Il decotto delle foglie (10-15 g in 300 g di acqua, bollire per 2-3 minuti e bere a digiuno o parte la sera) ha l’effetto di liberare l’intestino. Anche il decotto dei frutti (7-10 g in 150 g di acqua, bollire per 5 minuti e bere al mattino o alla sera) può essere impiegato come efficace evacuante.
Attenzione: il Sambuco non va confuso con il suo “parente” Ebbio (Sambucus ebulus L.) i cui frutti sono tossici. E’ un “cespuglio” con fusti interamente erbacei, alto al massimo 1 metro e mezzo, con foglie pennate composte da 5-9 foglioline; i fiori hanno antere violette.
Curiosità – Il Sambuco in varie parti d’Europa veniva piantato intorno a monasteri, abitazioni rurali e fortezze perché si credeva che proteggesse i vari ambienti, le persone e gli animali da incantesimi, mali e dai serpenti.
Nel Medioevo, il folklore germanico sosteneva che i Sambuchi che crescevano presso laghi e corsi d’acqua fossero abitati da una fata, e che gli Elfi si nascondessero nel fogliame. La pianta era anche oggetto di divinazione. Un esempio, evidentemente legato al culto agrario: preannunciava un anno siccitoso se le sue infiorescenze erano piccole e povere di fiori, indicava invece un anno propizio per il raccolto se le infiorescenze erano grandi e ricche. E ancora, annunciava un nuovo figlio se i suoi fiori erano gialli.
Nota – Gli utilizzi riportati hanno finalità culturale e informativa; sono basati su nozioni di erboristeria, ricette culinarie e ricerche empiriche, non su studi medici convalidati da esperimenti scientifici. Essi pertanto non sostituiscono cure mediche o assunzione di farmaci. In caso di patologie, allergie e disturbi specifici, consultare sempre il medico curante. Si declina pertanto ogni responsabilità sull’utilizzo delle piante a scopo alimentare e curativo.